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27 – 28 Novembre: in partenza il nuovo Corso di Alta Formazione

«Riparare è un atto profondamente umano capace di cambiare il corso delle storie, mettere in circolo energie vitali che sembravano irrimediabilmente smarrite, dare un senso al futuro, spiegare i suoi benefici oltre la vita dei singoli individui, su un’intera comunità.»

E’ in partenza il nuovo corso di Alta Formazione in Mediazione Penale e Giustizia Riparativa.
Un percorso di perfezionamento professionale e arricchimento personale.

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Libro “Riparazioni”

RIPARAZIONI
Riparare il dolore e i legami sociali: la sfida della giustizia riparativa.

Questo testo è una sorta di viaggio all’interno del tema della Riparazione intesa come imperativo morale regolativo dei rapporti nei micro e nei macrosistemi.
Ripariamo il mondo ne rappresenta l’incipit naturale, che posa lo sguardo dolente sull’ingiustizia che si compie tutte le volte che non riconosciamo le varie forme di ingiustizia o ce ne disinteressiamo come se fossero qualcosa che non ci appartiene. Invece, come esseri umani, prima ancora che come cittadini o operatori nei più diversi settori del vivere collettivo, ristabilire la giustizia, coltivarla deve riguardarci, in quanto essa costituisce un diritto inalienabile dentro ma soprattutto fuori dagli schemi processuali.
L’ambizione a voler educare tutti all’arte della riparazione si confronta con l’evoluzione del pensiero giuridico rispetto alla risposta dello Stato alla commissione di un reato, anche qui superando il principio della Giustizia coincidente con il risarcimento del danno attraverso la pena, nella direzione del diritto alla riparazione, così come del diritto all’essere riparati.
La declinazione sincrona di questi diritti prospetta la compresenza nella riparazione di due protagonisti, il danneggiatore e il danneggiato, l’autore del reato e la vittima di quel reato, legati drammaticamente ai tempi e ai luoghi dell’evento/danno, cementati nei rispettivi ruoli e nelle specifiche posizioni, infanti rispetto alla possibilità di dare voce al senso personale e relazionale di quell’evento.
La narrazione che essi possono farne, all’interno di un programma di Giustizia Riparativa, è lo strumento che consente di svelarne il significato per le proprie storie, di porre rimedio, metaforicamente, al danno e di sentirsi risanati dal riconoscimento dell’altro. Le parole si rivelano balsamiche, utili a curare l’intollerabilità del dolore inferto o subito, a permettere una tregua dalle brutture e dai derivanti sentimenti di odio, rancore, vendetta.
Sentirsi ristorati è l’esito finale di questa esperienza che riorienta alla bellezza possibile, al di là della plumbea coloritura del passato.
Il diritto alla bellezza viene riconosciuto nel testo quale diritto inalienabile, accanto al diritto alla tregua e, in quanto tale, da coltivare a partire dall’infanzia. E i bambini, come viene riferito nel testo a proposito di un’iniziativa di educazione alla riparazione, scoprono con stupore che si può riparare attraverso la bellezza.
Il senso di tutta la ricerca ruota attorno al significato del termine riparazione, dalla potenza performativa incredibile, capace di orientare prassi, fondare modelli, costruire teorie. Termine che rinvia alla cura, al tenere a cuore qualcosa o qualcuno; nel caso specifico della giustizia riparativa, gli attori coinvolti nella drammaturgia del reato. Quindi la zona che si esplora è caratterizzata da una profonda tensione etica, perché riconosce il valore di una giustizia che ripara, che risana, che ristora, che rigenera, che ripristina equilibri relazionali e comunitari attuali e futuri.

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Tavolo 13 – Giustizia riparativa, mediazione e tutela delle vittime del reato

Il Tavolo si occupa dei programmi di giustizia riparativa, quali percorsi che consentano alla vittima di recuperare una posizione di centralità nel procedimento penale e al reo di accettare la responsabilità delle proprie azioni, così sanando la lesione al tessuto sociale che la commissione del reato di fatto ha determinato

Di seguito il link per approfondire

https://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_2_19_1_13.wp?previsiousPage=mg_2_19_1

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Atto del Governo n. 29

Lo schema di decreto legislativo (AG 29) costituisce attuazione della delega di cui alla lett. f) del comma 85 dell’articolo unico della legge 23 giugno 2017 n. 103 la quale, come si è detto, prevede, tra i criteri direttivi per la riforma dell’ordinamento penitenziario, l’attività di giustizia riparativa e le relative procedure “quali momenti qualificanti del percorso di recupero sociale sia in ambito intramurario sia nell’esecuzione delle misure alternative”.

In particolare, lo schema in esame: fornisce la nozione di giustizia riparativa, da attuare su base volontaria e consensuale; individua le garanzie per i partecipanti ai relativi programmi e le principali tipologie di mediazione; disciplina le linee fondamentali del procedimento, l’oggetto e i possibili esiti dei programmi riparativi; stabilisce specifici requisiti dei mediatori e i loro obblighi formativi.

Di seguito il link del documento

https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/01068808.pdf

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Mediazione Penale e Giustizia Riparativa Nel Procedimento Penale Minorile

I l conflitto costituisce una dimensione che attraversa l’esperienza umana sotto ogni profilo e in ogni sua fase. Esso può dunque vedere coinvolte anche persone di minore età e riguardare aspetti della vita comune di rilevanza tale da rendere necessaria la più incisiva forma di tutela ascrivibile all’ordinamento, quella approntata da una norma penale.

Il coinvolgimento in un reato, o comunque in fatti penalmente rilevanti, di una persona minorenne è quasi sempre espressione di un conflitto: con l’altro, con la società, non di rado con se stessi. Il reato può essere l’apice di una vicenda conflittuale che si protrae nel tempo, sfociando in un atto lesivo dei diritti altrui, oppure può prescindere da una conoscenza pregressa tra le persone coinvolte, costituendo non l’effetto bensì l’origine, la causa scatenante di un conflitto. Autori e vittime minorenni si trovano così, loro malgrado, a condividere un’esperienza che non si conclude con il fatto-reato, ma anzi ha conseguenze sulle loro vite che perdurano anche a lungo nel tempo.

La mediazione penale, e accanto ad essa le altre forme di giustizia riparativa, può costituire quello spazio e quello strumento per non negare il conflitto, pur impegnativo, pur fonte di sofferenza, ma per affrontarlo in prima persona con coloro che vi sono coinvolti. È fondamentale in questo l’aiuto di persone competenti e appositamente formate, che hanno il compito di facilitare il processo relazionale – di cui le parti restano le sole protagoniste – sino al riconoscimento reciproco come persone e come membri di una comunità.

Il documento è il frutto di un ciclo di audizioni tenuto nei mesi scorsi dalla Garante per l’infanzia con magistrati, avvocati, assistenti sociali, docenti universitari e mediatori. Il lavoro ha coinvolto tutti i tribunali per minorenni e le procure minorili in Italia, il Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità del Ministero della giustizia, i centri e gli uffici di mediazione.

Il presente documento è reperibile sul sito dell’Autorità garante (www.garanteinfanzia.org) nella sezione “Stampa e comunicazione – Pubblicazioni”

https://www.garanteinfanzia.org/sites/default/files/mediazione-penale-giustizia-riparativa-minori.pdf

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BENVENUTI SUL SITO DELL’ ACCADEMIA ITALIANA DI MEDIAZIONE PENALE E GIUSTIZIA RIPARATIVA

L’Accademia Italiana di Mediazione Penale e Giustizia Riparativa nasce in occasione dei 25 anni di attività, studio e ricerca della Cooperativa C.R.I.S.I., Socio Fondatore dell’European Forum for Restorative Justice. e prima realtà in Italia nel campo della operatività, della formazione, dello studio e ricerca nel settore della Mediazione Penale e Giustizia Riparativa.

Il nome scelto per la associazione trova la sua ratio nella storia del C.R.I.S.I., che ha rappresentato in Italia un polo di eccellenza nel campo della mediazione in tutti i suoi ambiti applicativi. Le iniziative di formazione attivate, ispirate al Modello Mediterraneo di mediazione, pensato dalla sua fondatrice, Anna Coppola De Vanna, hanno dato impulso alla costituzione degli Uffici di Mediazione di Foggia, Cagliari, Sassari, Reggio Calabria, Crotone, Catanzaro, Latina e Formia, che si sono aggiunti all’ Ufficio di Mediazione Giudiziaria Civile e Penale, istituito a Bari, primo nell’ Italia centro-meridionale, nel 1996.

Il Modello Mediterraneo di Mediazione, riconosciuto anche a livello internazionale, è stato inserito come modulo di insegnamento da alcune prestigiose Università italiane tra cui Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa di Napoli, Università LUM Jeanne Monet di Caserta, Università degli studi di Sassari e Università degli Studi di Chieti. 

Le finalità della Accademia sono quelle legate alla promozione della Cultura della Mediazione, della Mediazione Penale in particolare e della Riparazione, attraverso attività di formazione, di supervisione, di studio e di scambi a livello nazionale ed internazionale. 
L’Associazione, inoltre, si propone di tutelare la figura professionale del Mediatore Penale, riunendo i professionisti che si occupano di Mediazione Penale e di Giustizia Riparativa, di stabilire le competenze essenziali della figura del mediatore penale, i criteri dell’esercizio della mediazione penale, nonché di favorire l’elaborazione di un codice deontologico di categoria.